NOTTE
 3/1/1981
Fai discendere sogni spaventosi
 Striscio nel tuo grigio antro
 E non vedo le stelle chiare
 Sotto la tua volta materna.
 Suonano preghiere simili a bestemmie
 Gocciolano dal soffitto luridi umori
 Ti premo sul petto spaccandoti i
 Bianchi seni, poi t’incido una
 Ferita  sul fianco
 E nel novello cratere caldo
 Introduco il mio veleno.
SOLITUDINE
 19/1/1981
Di terre sconosciute e infide
 Di soli color biacca smarrita
 Di gente senza faccia senza sorriso
 Di mia anima paurosa sperduta
 Di mie inutili battaglie
 Di tutti i giorni eguali
 Di tutte le scontate cadenze
 Di ogni mio corto respiro
 Mia fedele compagna
 Mio certo rifugio mia vaga nausea
 Leggo nelle tue vuote occhiaie
 Suoni d’inutili parole
 Solitudine sorella mia buona
 Senza promesse non mantenute
 Immutabile eterna.
NACQUI UN GIORNO
 (13 ottobre 2008)
Calpestai sentieri polverosi, irti di sassi
 approdai in una terra azzurra e verde di muschi,
 dove era bello solcare il cielo di stellati sogni.
Approdai in una terra azzurra e verde di muschi,
L’oscurità spesso veniva a coprire ogni chiaro
 pensiero, poi ritornava il certo divenire e nella
 impervia salita, vedevo lontana la vetta illuminata
 ed ansimava il mio respiro.
PUPAZZO A PEZZI
1980
Sballottato al mondo imprevisto
 lasciato orme su sentieri di polvere
 e muschio vagato in cerca di
 nuova certezza
 ricomposto strano essere di
 stupita meraviglia vago vagito
 e nascita sbocciata nel cuore
 ormai fermato dal furore del tempo
 ormai racchiuso nei filidiragno
 nel buio del sogno finito
 ormai contemplato
 dal viaggio di stelle
 lontane.
SOGNI (1980)
Sogni, sogni
 La nostra vita è fatta
 Di nebulosi sogni.
 Noi, come figli, li culliamo
 li nutriamo li cresciamo.
 poi diventano grandi,
 quasi da sembrare veri.
 Quando li tocchiamo per viverli,
 scompaiono e vanno tristi,
 lasciandoci soli terribilmente reali.
PREGHIERA
 14/1/1981
Lontani tutti i colori i profumi,
 le parole inutili , i pensieri
 che distruggono, lacerano.
 Gettarli nei buchi neri
 sconosciuti ove strisciano i
 topi dei miei incubi, muoiono
 i fiori del mio giardino.
 Poi sedermi sul tronco di
 muschio profumato, bagnato
 dalla rugiada della mia infanzia
 ad ascoltare le stelle, lontane.
A CRISTINA
 (Dic.’80)
Aspetti in silenzio
 che io ritorni
 Accetti le mie diseguali
 giornate
 Attutisci le mie
 angosce dirompenti
 bevi alla fonte
 dei miei amplessi
 conosci il mio domani
 concedi spazio ai
 miei tradimenti
 ed io non so dirti nulla.
SILENZIO ASCOLTA
 Nov.1980
La sera viene da molto lontano.
 Accendo sulla spiaggia un fuoco
 di sterpi, dure conchiglie che non
 bruciano mai.
 Progetti di sculture del domani
 andate in cenere, consumate
 per scaldare questa notte
 fredda, stellata.
 Apro le palme delle mani per
 accogliere il niente fatto
 eterno, per sentire
 battere il cuore.
 Il fumo che esce dalla mia
 bocca è il solo segno di vita.
 Il silenzio avvolge, come
 bozzolo, anche il
 rumore delle bianche
 conchiglie che si rompono
 ai miei piedi, ed io sono
 padrone del loro destino.
MATTINA
 (23 Gen.81)
C’è sole questa mattina
 dentro all’aria buona.
 Io puro come l’acqua
 che sorge dall’inviolata montagna,
 sul muro rosso, screpolato del portico,
 nel sorriso del mio cuore, nell’anima
 di questa mia Città Madre,
 nella gente,  leggo leggeri i tuoi passi,
 dolci le tue carezze che sussurri questa mattina.
MOMENTI
 (27 gen 2007)
Attimi di vita
 portati come se
 niente fosse senza
 pensieri del come
 del perché
 fogli ingialliti
 inconsapevoli
 della nostra pochezza.
OMBRE SUL MURO
(12 Febb.07)
 Le ombre sul muro screpolato
 entrano negli anfratti vecchi
 di anni segnati di gelo e di sole,
 incisi con punte secche di cuori,
 e parole d’amore e frasi oscene.
 Sono ombre sottili, striscianti di noi
 che siamo passati indifferenti nelle
estati profumate di tigli e di erbe , negli
inverni gelati di umide brume, nello
inconsapevole andare del tempo.
 Ora le ombre inserite nei buchi, nelle
 crepe della nostra anima,  un giorno
 ribelle, s’allungano diafane, sperdute
 in questa superfice secca che sapeva
 di sole, che profumava di un altro Natale.
L’APPRODO
(dicembre 1979)
 Vennero i riflessi pallidi della sera,
 nei bui vicoli, la fioca luce d’ombre
 allungate sui muri screpolati e rossi,
 tingevano d’ambra i nostri volti.
 L’antico selciato luccicava d’umido
ed i nostri passi stridevano per la
sabbia d’un improvvisato cantiere.
 …Quando ci fermammo, il mio cuore
 cercò il tuo, la tua bocca la mia e
 mille, mille suoni, profumi, colori
 s’accesero:  una fontana di ricordi
 remoti iniziò a zampillare.
 Per millenni navigai in sconosciute
 E ostili acque,  ora ritrovo in te cose
 Vissute in lontani , vicini tempi,
 ora sono giunto all’approdo.
PROFUMI
Dalla collina, nelle tenebre scendevano le anime della notte,
entravano nella camera silenziosa di profumi misteriosi, eterni.
Un gufo ripeteva il suo richiamo. Io ranicchiato nel letto ascoltavo
Il tichettio dell’orologio. Il sonno chiudeva i miei pensieri.
Altri sogni venivano e andavano, stelle lontane, presenze amiche
RITORNO DALL’OSPEDALE
(Luglio 1983)
Mi sono ritrovato così  senza identità, senza capire chi sei.
 Ho sentito improvvisamente come un uccello in gabbia,
 aprirsi la porta della mia anima bianca che volava via
 sopra la testa.
 Anima bianca, rotta ineguale ! |
 Così sperduto come un bambino nel bosco,
 sono meno di niente e m’assale il vuoto,
 il silenzio fatto di pietra.
 Mi parte l’anima, palloncino
 nel cielo senza meta,
 senza sognato cammino,
 nascente vertigine.
 Ricordo che quando
 mi svegliai dall’anestesia,
 il dolore è stato non averti
 vicina, non guardarti per dirti
 in un timido nascosto sorriso : Ti amo.
 Fuori nel ballatoio l’usignolo cantava,
 le tortore amorose si confondevano in
 suoni gutturali.
 Uscendo ho pianto un po’,
 uscendo i gerani, nel ballatoio,
 timidi fiori, teneri germogli tristi,
 spuntavano dalla mia bocca,
 concimati di nero letame.
RITORNO A CASA
(dicembre 1984)
La mia bambina è ammalata.
 Ti lascio mio novello rifugio ostello delle mie pene,
 delle mie speranze.
 Ritorno, come nei sogni spesso sognati : rivedrò un
viottolo polveroso e boschi d’acacia e campi ripidi
sulla ratina, già mietuti, pieni di stoppie gialle,  pungenti.
 E’ solitudine antica, lunga e profonda, senza uomini,
 ne’ parole, niente. Tutto sbarrato, porte e finestre,
 sono tutti andati, tutti sono partiti…
 Il sole batte potente, lucido, oscura gli occhi.
 Intorno solo cicale grètule; mi spaccano il cervello.
 MA TI RIVEDRO’ ?
 Donna che come acqua di goccia mi scorri,
 occhi di castoro, voce di viola, corpo caldo ,
 memoria del mio pensiero, voce del tempo,
 mio  divenire, radice della mia terra.
E’ L’AUTUNNO
 (sett.15-2008)
E’ l’autunno. L’estate con tutti i suoni, colori,
 luminose grida ci lascia annunciando un nuovo
 imprevedibile momento, una non più polverosa via
 da percorrere arsa di cicale e rovi,  sassi di mare,
 cardi selvatici, lucertole palpitanti al sole.
 E’ l’autunno e tu sei con me.
 Già l’anno passato
 speravo solo nel tuo ricordo
 effimero, lontano; ora sei
 qui a riempire ancora le mie fantasie,
 i miei ricordi di acqua e muschio.
 Ora verso la pioggia,
 il vento disegna in questa sera di
 grigio, un freddo brivido,
 un’ignota paura, un tempo
 che sembra già essere stato,
 ma che non riesco a leggere.
 Ora le rondini, gli uccelli di passo,
 volano a stormi
 verso l’oriente caldo di amplessi,
 di amori sudati e profumi di sesso e gelsomini.
 Verrà la nebbia sottile a bagnare il mio cuore che
 aspetta una nuova stagione con te.
FALCE DI LUNA
 (Ottobre 2008)
Dietro le  montagne, avanti s’ apre
 uno squarcio  notturno, stretta
 falce di luna tagliente.
 Indugia bianca, infida e perversa,
 nasconde la sua ansia repressa  di
 danze sputate entro la bocca di
 calda saliva, sottile veleno.
 Dietro a un argenteo filo di ragno
 Scompare ridendo in un lungo
 Sussulto nel cielo impaurito.
ICARO IO SONO
1985
Come novello Icaro mille volte caddi
 sulla terra nuda, dura.
 Dopo, un momento dopo, sembrava
 che mai avrei ritrovato i pezzi
 del mio strano essere,
 frammenti palpitanti dell’anima mia.
 Lentamente in spaventoso silenzioso
 silenzio, altro volo preparavo.
 Nel mio ingenuo cuore certa meraviglia,
 sempre più in alto al sole vicino
 per sentire forte dell’universo
 il respiro un attimo eterno.
 Poi di dolore rotto, crogiolante,
 umano, arreso fra la gente.
SOLE ULTIMO
Il sole calante di questa calda
 sera estiva non è quello che oggi
 gridava alla vita, alla forza.
 Tinge d’ombra un mondo di
 paurose grida e flaccide pance
 gonfiate d’acqua, bocche di
 secchi rantoli si perdono in letti
 di chiuse stanze, dietro a fragili
 paraventi, case di niente, senza
 tetto, dove si consuma l’ultimo
 volo, nell’ombra di un sole diverso,
 ultimo  volo, ultimo sole, senza
 nemmeno vicino l’amore della
 tua vita.
RISVEGLIO
Molte volte ritorna nel
 lento risveglio quel
 disfatto sapore di fiori
 lontani e di stalle e di sole.
 Non c’è uomo che sappia
 la sottile carezza di
 quell’acre ricordo.
 Non c’è uomo che veda
 oltre il corpo disteso,
 quell’infanzia trascorsa
 nell’ansia inesperta.
NOVEMBRE
 Novembre è un mese di pochi fiori,
 qualche rosa tarda, tutt’al più .
 I colori vanno stemperandosi nel
 silenzio d’albe nebbiose,
 corti tramonti.
 Allora tolgo dal giardino del mio
 cuore, per te Mamma, il rosso più
 bello del fiore che non conosce
 stagioni, ne silenzi, Mamma.
CANE DI BERGAMO
Cane piccolo di ceramica,
 cane atzeco di Bergamo-
 comprato in una botteguccia
 dove i sogni sono  fatti ancora
 di cose preziose, inutili.
 Cane dal muso cattivo, colori
 tenui spenti, occhi bucati ,
 tristi; non guardarmi così
 piccolo  incanto di bambino,
 non fuggire via.
NOTTURNO
Dietro l’angolo acuto della cattedrale
 s’adagia la mezzaluna.
 L’ho vista stupirsi del mio sguardo
 incantato, poi incurante della gente
 intorno mi ha sussurrato parole
 di notte fredda.
 E’ rimasta silente nonostante che
 la chitarra sguaiata abbaiasse
 al cielo  stellato.
 Dopo un po’ tutto cambierà, fra
 un istante, dall’angolo  bronzeo,
 lo spicchio dì  bianco, navigherà
 in altri sogni.
AMORI FINITI-1983
Il carcere dove si  rinchiudono
 gli amori finiti, sfiniti
 non ha finestre sull’orto,
 ne porte per la speranza.
SONO QUI ANCORA
 Cu, cu,cu, tortora selvaggia,
 cicala stridula
 verde di sole intenso,
 sono qui ancora
 Cinguettio sotto il tetto,
 cane amico che abbaia,
profumo conosciuto
polvere sul pavimento,
 tutto  rimane immobile
tranne il vento
 Il tempo avanza e rintocca
 ogni mezzora,
Città dei fiori
silente e piana, acqua tanta
 passata sul ponticello,
una formica per caso
 Passa… e giù l’ho fatta cadere
 nell’acqua che avanza e come
 un dio sono padrone del suo destino.
SULLA RIVA
1998
Guardo le tamerici scure,
 il vento punge e scava
 ancora la mia pelle scura.
 Le onde bianche, grige,
 sbattono sui piedi nudi,
 bagnano i tronchi immobili
 di sabbia e soli di lunghi
 anni trascorsi fermi
 senza un sussulto di
 gioie e dolori, senza potere
 mutare il destino di antichi
 momenti verdi di giovani
 richiami , uccelli lontani.
PRESENZE D’OMBRA (Notturno)
 (OTT.2009)
I  portici , i camminamenti
 rimbombavano ai nostri passi;
 le volte, i monumenti tinti d’ombre
 colore rosso-arancio
 nell’aria fumigata dalle candele ,
 verso il cielo  nero guizzo, pulsante,
 stellato, appuntato alle pareti,
 languenti, di  fiamme votive
 allineate come  sprazzi, parallele di luce.
 Il mistero annunciato ancor più
 nei nostri cuori, pensati, senza risposta;
 passi nella notte immersa nei bui sentieri,
 come un sogno mai  svanito.
 Nostra meraviglia di ombre, visione di un segno,
 d’una voce : un tremito tocco.
 Vuote occhiaie polverose nel marmoreo tempo,
 in cui mani si stringono e domandano quando.
I GIORNI DELLA NOSTRA VITA
 (dic.2009)
Dalle alture di montagne sconosciute discesi
 verso gli incanti della tua conoscenza, per sentire
 l’alito caldo del tuo respiro, il fremere della tua mano
 sulla mia spalla, la timida essenza del tuo bacio in
 una stupita domanda :-Chi sei ?-
 Chi sei ? Che percuoti il mio cuore come l’ariete che
 vuole entrare dal portone di ferro del mio cuore.
 I tuoi occhi di miele, cerbiattosi e vellutati scavano
 un torrente d’argento che discende fra balze e rocce,
 fra muschi e licheni, come se, sempre o mai più
 fosse scaturita quest’ansiosa ricerca di  inutili anni,
 di rose sfiorite ; brividi  preannunciano la tua
 venuta, una annunciazione turchese di luci
 d’arancio, nella foresta dove le mie radici   avvolgono
 in un abbraccio il tuo seno, il tuo  corpo dischiuso
 al mio  amplesso  caldo, mia incerta mano  sul tuo palpitante
 sesso, una grotta dove ripongo il mio mestiere di uomo,
 tuo maestro di vita, mia compagna, sognante
 d’impossibili  sogni, unicamente perduta nello scrigno di un
 bambino volato nell’azzurro del cielo, saettante di gioia , di
 acuto, eterno dolore, tua ferita slabbrata, promessa pensata, al
 tuo uomo di sempre.
La promessa non fu mantenuta. Mi nascosi dietro ad un muro,
 ombre scavate nei pertugi nascosti dietro l’angolo ;
 giorni di solitudine  Tu nella tua nuova realtà
 mi sembravi  eterea , lontana. La nostra casa silente, risvegliata dai
 colori della primavera, dentro era rivestita di ghiaccio, da tizzoni
 ardenti. Io cercavo disperatamente una via d’uscita senza te,
 meditavo il mio tradimento. Ingoiavo l’amaro fiele della vendetta.
 Non potevo sapere che il dolore può anche uccidere, trasformato
 in un male non trovato, divenuto senza rimedio.
 Ma ritornai, dopo l’ospedale, cercavo un altro sogno, altra
 isola che irradiasse un sole, anche  un sole tinto di tenue arancio.
 Dissi un giorno :-Non ti amo più.- Cercai che fosse vero, pensai
 che era vero, pregai di  dimenticare.
 Così non seppi che anche tu avevi ingoiato il male di un amore
 disfatto, che il nostro impero di luci e di ombre  ti crollava addosso,
 mentre volevi dormire  nel sonno artificiale di amare  pastiglie.
 Come sarebbe bastato che io sapessi  ! Come sarebbe stato
 se io fossi corso a tenere la tua mano ?
 Gli anni sono trascorsi inesorabili, ne lunghi ne corti.
 In disfatti amori e finti scenari di mari del sud, in amplessi
 esauriti  senza parole, in gonne da prete bianche ricamate
 all’ombra;  mio fuggire fra strade bianche
 verso l’orizzonte di irrequieti vulcani.
 E quest’ansia che mi vincola al tramonto o all’alba di
 azzurri senza te, che soffia  al mio cuore ancora
 il tuo distante sorriso, la tua unica voce.
 Sapere con certezza, che nulla è cambiato,
 che ti amo ancora da morire, dire che ormai nulla vale,
 ma che tu hai, anche tu,  trovato l’anestetico al nostro divenire.
 Che importa ? Io voglio farti sapere che sono qui, che la strada
 nostra piena di ceppi e traverse di ferro, non è ancora chiusa.
 ….Ancora chiusa, mio amore eterno.
 Il destino ha soffiato ancora sui nostri volti
 un po’ sgualciti dagli anni, ha voluto mettere
 le nostre mani fra le pieghe imprevedibili
 di questa nostra vita, nuova stagione.
 Io sento che la strada , dove discesi un tempo dalla montagna,
 s’è fatta più breve , non intravedo che un incerto orizzonte,
 ma ora, mia compagna , antichi occhi  mielosi di cerbiatta,
 accompagnami ancora nei giorni della nostra vita,. Non è una
 nuova vita, sono sempre -giorni della nostra vita-
ALLA SERA
 (dic.2009)
Luci tremavano alle candele,
 ombre incerte sul soffitto
 antico , travi scure contorte,
 ovattate musiche nel tuo
 lieve,  sommesso respiro.
 Insicura mano nei disfatti,
 ridicoli pannicelli cercano
 una stagione di sole: corpi
 nudi, sudati a cancellare
 la nebbia , la pioggia  fra
 gli scheletri  rami di goccia.
 Non parole nel  freddo fumo ,
 di ansie nascoste, per dire
 ti amo.
ISTRUZIONI DI VIAGGIO
 gen.2010
Ritrova un cartoccio nascosto
 Dietro l’antica statua alla Certosa
 Togli la polvere grigia e spessa
 Schiacciando un grosso ragno
 Svolgi le carte ingiallite
 Siedi sotto la grande magnolia
 Ascolta i fremiti degli uccelli
 Sono quelli del tuo imprevedibile cuore
 Leggi i fogli sbrecciati  e consunti
 Che le parole ancora per poco stupiscano
 Guarda sul muro del tempo
 La memoria del tuo strano esistere
 Stacca dolce dalla bocca il filo d’argento
 Accompagna i tuoi passi laggiù oltre la porta
 Ora sei sulla soglia del non ritorno
 Respingi il terrore la luce che vedi
 È il tuo fantastico viaggio nell’ignoto.
 *P.s. Tassativamente non si accettano reclami
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ANCORA NATALE
 dic.2009
Cingolate suole
 Segnano i passi
 Di silenti giorni
 Solcati solo da
 Te lontana.
 TEMPI DISFATTI
 gen.2010
Rimangono resti dell’ultimo incontro.
 oggetti, carte  colorate arruffate,
 candele consunte.
 Parole sospese nei ghiaccioli
 di scuri rami.
 Ritorno nell’ombra di questo
 silenzioso giardino dove occhi
 gialli di gufi immobili, attenti
 sospettano qualche tradimento.
ANNA FRANK
 (feb.2010)
Dietro al grigio filo spinato.
 Lo sguardo attonito prima
 che tutto di dissolva nel
 Fumo della ciminiera.
 Invaso dal bianco ossido
 la linea del viso, la mano
 alzata per l’ultimo saluto,
 ultimo addio.
 Doloroso, slabbrato silenzio.
 Icona gialla sul petto dirompe
CANTO D’AMORE ALLE PERSIANE
 (Febb.2010)
Rami di neve:  la tortora attonita
 sul ramo  attende un richiamo
 di primavera lontana, ma la selva
 ghiacciata imprigiona il suo canto,
 ancora non sente il tepore del
 sole , di lucciole pulsanti, notturne,
 di canti d’amore alle persiane.
A CRIS
Daila finestra ,  cancello
 ferrato di tondi grigi fiorisce
 un ciclamino. Dietro i vetri
 la neve bianca, diafana,
 lontana , copre il cuore della
 terra, ma non il tepore del
 mio amore per te.
ULISSE
 Luglio 2010
Ora ritrovo la collina solitaria
 di rocce e caspi colorati di
 viola, grige, sabbie infuocate,
 dove lo sguardo si perde verso
 il cobalto blu mare . Perduta
 ricerca di  approdo ove riporre
 l’improbabile essenza di esistere;
 chiuso nel ruvido guscio selvaggio;
 mai ritrovata porto nel soleggiato
 polveroso sentiero di essenze di
 salvia e liquerizia,  segnando il mio
 incerto passo di orme sulla sabbia,
 legato all’albero maestro per
 non udire i richiami di Circe,
 mia maga di sempre.
LIDO DI DANTE- L’ANNO CHE VERRA’
 (Nov.2012)
Lungo la striscia di spiaggia libera i cani giocano abbaiando contenti fra tronchi-legni portati dal mare, fra le tamerici brune e piccoli monticelli di conchiglie deposte da risacche dolci o tempestosi frangenti. Stendo sulla sabbia un telo colorato, respiro forte le secche erbe selvagge; chiudo gli occhi al sole potente seduto sulla mia buona solitudine. A sera , lascio nel buco secco- di albero morto, frammenti di vetro e ceramiche colorate, levigate da onde portanti, per ritrovarle l’anno che verrà.
NATALE
 2012
Quasi ritorna un disfatto profumo
 di dolci caramellati, essenze du musci
 e alberi verdi ; luci di sfere festose, dipinte
 di stelle , sguardi stupiti di piccoli occhi
 nel baglore di luci pulsanti.
CON I MIGLIORI AUGURI
 (Nov.2012)
Rosso cromo, neri inchiostri esplosi,
 foglie verdi di velenosi abbandoni.
RAKU
 (Nov.2012)
Da fuoco rosso arancio fulgente
 estratto l’oro-argento metallico
 stemperato sibiliando, ribollente
 sulla specchiata, lavica forma.
NOLI ME TANGERE
 (Nov.2012)
Non mi toccare, svanisco
 come angelo o uomo.
 Mano tesa, diaframma
 di specchio corroso
 allontana il tuo divenire.
CADUTO FUORI DAL TEMPO
 Grosman (nov.2012)
“animula diafana” di niente
 colorata divenuta nebbiosa
 pensiero perduto fuggito
 per sempre dell’ombra il caos
 anima errabonda fra terrene
 strade sconosciuto cielo.
CRISTALLI
 (nov.2012)
Crepe di bronzo,
 anfratti e occhi di
 azzurro smeraldo
 incastrati dal magma
 del fuoco.
VAGAMENTE RICORDO
 (DIC.2012)
Una strada diritta fra fiori vivi e morti
 dove tu in fretta ansimando arrivavi
 alla porta della nostra casa.
 Si schiudevano dentro sogni ribelli in
 quinte di un povero teatrino : io attore
 inconsapevole dipingevo un inutile mito
 che ora vagamente ricordo.
