Recensioni

da “In un momento sono sfiorite le rose…” di Giovanna Pascoli Piccinini – aprile 2003

Ancora una serie i opere dedicate a Dino Campana, ancora le parole del “poeta maledetto” (allucinanti visioni-illuminazioni, sensazioni, frammenti acuti atti a carpire quelle “conoscenza totale” che il poeta ha inseguito invano per tutta la vita) pronti a pungolare la fantasia, l’inventiva di Nino Beghelli, ad avviluppare la sua mente, a guidare la sua mano ardita, alla maniera di un soffio caldo, vibrante continuo. Genuino temperamento d’artista, tutto istinto e insofferenza di ogni scolastica disciplina, Beghelli ha saputo dar voce poetica alle istanze naturalistiche che sorgono dai testi del poeta toscano….

da “Il viaggio e il ritorno” di Giovanna Pascoli Piccinini – Dicembre 2001

….Un arte di sensazioni e di impressioni: può bastare una simile definizione a cogliere il significato più vero dell’opera di Nino Beghelli credo senz’altro di no. La carica scultorea dell’artista, la vena pittorica, a prima vista possono apparire del tutto spontanee. Ma egli riesce a coordinare il flusso delle immagini e delle inquietudini….libero da ogni convenzione accademica, Nino Beghelli respinge di proposito la “bella forma”, per raggiungere un maggiore scavo psicologico, ma non per questo le sue opere, nella loro moderna arcaicità, perdono di significato e di valore, cariche come sono, di forte sentimento e di eguale passione, opportunamente dominati….

“Gli opposti” di Giuliana Ricci Garotti – Settembre 1985

….L’incontro e i linguaggi si rivela nel segno, a volte sconvolto della scultura, del colore che crea la nitidezza dei corpi nudi, il groviglio delle figure che propone la mediazione con il reale che è fatto di luci e di ombre, di movimento, di natura e di uomini. E’ questo il mondo che ti guarda e variamente riflette le ragioni del vivere nella ricerca di Nino Beghelli.
Certo qui la contrazione è dialettica del dolore e della gioia, gli opposti la cui ambivalenza emerge nella proposta di lavoro delle opere….

Da “Le radici del futuro” di Sergio Vuscovic’Rojo (Ultimo sindaco Di Valparaisio – Cile) Novembre 1985

….”Nella ricerca di questa identità nascosta lo scultore ha compiuto un viaggio meraviglioso. Ha percorso le vie oscure di questo mondo di oggi fino ad arrivare al palazzo delle ombre che è il regime fascista di Pinochet. Qui si è accostato alla tristezza della madre prigioniera, ha conversato con l’ombra dei “desparecidos” e ha teso la mano alle vittime della repressione e ai loro cari. Nella lunga notte di dodici anni ha saputo fugare le ombre e vedere nella decisa luce degli occhi del torturato il cammino che oggi percorrono, con ottimismo e allegria, uomini, donne e giovani che con il loro eroismo spargono i semi per il futuro di un Cile libero e democratico. L’altorilievo di Nino Beghelli spezzerà le catene che legano il prigioniero,calerà la benda che acceca un giovane, darà nuova energia alla donna che lotta. E certamente contribuisce già a trasformare l’ottimismo in certezza : sì anche il Cile diventerà una Patria libera e democratica….”

da “Fogli di album e frammenti” di Luciano Bertacchini – Agosto 1986

….”Nei fogli, lo studio delle tecniche incisorie; nel linguaggio plastico: il bassorilievo, l’altorilievo, il modellato a “tutto tondo”; nella ceramica, i modi di cottura, le superfici policrome od opache; nei pannelli, il graffito, le tonalità scabre e pensose, le vivaci esaltazioni degli smalti…. Figure con una fisicità gravida di materia, figure tragiche e tormentate nei moti, nelle attese di una possibile salvezza….

da “Folha” di N.Freitas – Lisbona (Portogallo) – Aprile 1987

….Beghelli presenta monotipi, incisioni con una grande forza di chiaro-scuro tipica di uno scultore. Si nota che è artista irrequito poichè i suoi segni e le sue “gravures” sono vibranti, immediate, come flash. E’ reale, drammatico e romantico. Assurge al ruolo di vero artista, ne fa previlegio di casta e lo racconta da vero istrione….

Da “Encontros” Tsukuba (Giappone) di Jos Luyten – Gennaio 1987

….Nino Beghelli rappresenta la sofisticazione dell’eterna ricerca di nuove realizzazioni. Nonostante l’apparente non preoccupazione per le forme e le figure, traspare l’eredità culturale del suo Paese, dove sempre si è cercato di raggiungere il massimo dell’espressione. Beghelli lascia dietro sé ciò che che ha già ottenuto e parte alla ricerca di esperienze ancora non provate. Il suo coraggio è quello di deformare per poi sperimentare nuove possibilità di comunicazione artistica. Le sue grafiche, le sue sculture mostrano un intellettualismo che si rivela nella raffigurazione di nuovi valori estetici. E’ lo spirito irrequieto di un neo rinascimentale del XX secolo, dove l’eterna lotta rappresenta la meta di un artista che ha trovato la sua collocazione….

da “Il più lungo giorno” di Eugenio Riccomini – Novembre 2000

….Così spesso le sue ceramiche hanno forma e profilo che paiono addirittura casuali, come se in bambino le avesse iniziate e poi lasciate a mezzo; ma sono anche sapientemente invase di colori al tempo stesso aggressivi e accortamente accordati, in modi che ricordano l’improvvisa felicità della stagione informale, che Beghelli ha attraversato senza prenderne parte, ma con gli occhi ben aperti. Ed è quindi giusto, in fondo quel richiamo all’originario titolo dei “Canti orfici” di Campana: perché anche qui, come in quei versi, l’istintivo rifiuto delle convenzioni e del consenso apre spazi inattesi, e spiragli, da cui affiorano con maggior forza frammenti di luce, bagliori di colore, e la gioia di fare cose senza programma, in libertà….

da “Il più lungo giorno” di Giorgio Celli – Novembre 2000

….”Ma Beghelli come ho già detto con altre parole, è una sorta di cavaliere errante dell’arte: la sua formula è di non avere formule, ma di mettersi al servizio di tutte le tecniche e di tutti i materiali, dall’incisione al dipinto, dalla ceramica al vetro, dal bronzo alla pietra, per porci mano di persona, alchimista delle forme e dei colori, e non è di sicuro casuale che una delle sue opere porti come titolo l’aforisma di Galileo “provando e riprovando”….

da “Nino Beghelli e Dino Campana” di Livietta Galeotti Pedulli- Marzo 2003

….Da questa lucida adesione alla sostanza psicologica del “personaggio” Campana, Beghelli attinge a un livello di conoscenza più intimo e profondo dell’opera letteraria: ed è ciò che gli permette di illustrare alcuni momenti con sorprendente semplicità di sintesi. ….Se poi vogliamo scavare più a fondo, e cioè occuparci di questini di stile, ancora troveremo punti di contatto tra il poeta e lo scultore nella forma stessa della loro diversa arte.
Per Campana, i pilastri sono Dante, i geni del Rinascimento, Leonardo, e Michelangelo, i poeti dell’Ottocento, per Beghelli, l’arte figurativa emiliana-bolognese dal Medioevo al Cinquecento. Sopratutto nelle opere di scultura, viene immediato il richiamo a quel linguaggio estroso, impulsivo, schietto, naturalistico, dinamico, antiaccademico che la caratterizza….”
Maestro tedesco Ludwig van Beethowen. La sua figura compatta saliva quelle scale strette, illuminate da un gioco di luci e raggi solari, procedendo e accentuando movimenti simili ad una forza quasi surreale.
….Quel capo beethoweniano, stretto al suo petto, emanava un respiro. Capii che quell’opera era figlia dell’Arte pura, quell’Arte universale donata solo ai grandi artisti….E’ l’antico sogno dell’Uomo che crea per sottolineare la vita, un gioco di specchi che riflettono altri specchi. Riempire il mondo dei “respiri degli artisti”, che siano canzoni, musica, pitture, scritti, e meravigliosi frutti della natura, essi ripropongono una pratica nobile per contrastare la parte peggiore dell’animo umano: l’egoismo, la scelleratezza della guerra, la fame procurata.

da La battaglia partigiana di Casteldebole di Athos Baccilieri -Quotidiano “Il Domani” 27 0tt0bre 2007.

…Nino Beghelli è riuscito ad interpretare con la sua arte la tragicità degli eventi senza mai cadere nella retorica a scolpire, a rappresentare”, a “trasportare”, i momenti più cruenti e significativi della battaglia e dell’eccidio in un bassorilievo: una mirabile sintesi scultorea di quei drammatici giorni collocata in permanenza nella prestigiosa Sala delle colonne del Comune di Bologna, Quartiere Borgo Panigale un luogo di notevole visibilità, poiché il bassorilievo, oltre ad essere un’opera d’arte importante , rappresenta di per sé una testimonianza, un monito. La scultura e l’arte di Nino Beghelli è stata la protagonista del ricordo,della memoria dell’eroica battaglia partigiana e dell’efferato eccidio di Casteldebole che costò la vita a 20 giovani partigiani e a 15 civili inermi, impiccati e fucilati dalle SS naziste al comando di Walher Reder lo stesso dell’eccidio di Marzabotto . Altre opere dell’artista ispirate alla storia ed al sociale hanno formato una mostra visitata da molti cittadini e da scolaresche…

Recensioni Critiche, Scritti:

Guglielmo Ara, Franco Basile, Cesare Bianchi, Patrizio Bodin, Daniela Bellotti, Athos Baccilieri, Luciano Bertacchini, Luciano Battistini, Toni Bonavita, Gastone Breddo, Lino Cavallari, Giorgio Celli, Gloria Ciabattoni, Emilio Contini, Mauro Donini, Gian Luigi Dondi, N. Freitas, Livietta Galeotti Pedulli, Marco Giardini, Arrigo Grazia, Lorella Grossi, Valte Galavotti, Jos Luiten, Norma Mascellani, Giorgio Menna, Antonio Miano, Enza Milanesi, Otello Mario Martinelli, Nicolò Mele, Elisa Mazzagardi,  Giovanna Pascoli Piccinini, Guglielmo Pascucci, Marilena Pasquali, Mario Pistoi, G. Pedrini, Paolo Golinelli, Eugenio Riccomini, Rodolfo Ridolfi, Romano Ronchi, Roberto Roda, Giuliana Ricci Garotti, Paola Rubbi, Franco Solmi, Enoc Sacramento, Sergio Soglia, Armando Storari, Athos Vianelli, E. Stefanelli, Maria Verzelletti, Farpi Vignoli, Sergio Vuscovic Rojio,  Barbara Venturi, Roberto Vitali, Paolo Zauli, A. Zevi.

 
 
 Nino Beghelli
Scultura Pittura Grafica
17 aprile 2014 ore 17.30
Sala Prof.Marco Biagi Conservatorio del Baraccano
Presentazione a cura di Elisa Mazzagardi.
È “indatabile” Nino Beghelli: solo questo basterebbe
 per fare di lui un grande artista.
La sua personalità, la sua tempra artistica e la sua
 intera produzione non conoscono
una puntuale definizione temporale, sembrano sfuggire
 dalla corsa degli anni, dalla pesantezza
degli eventi storici e dalla prepotenza
di alcune strane torsioni che hanno
inciso il corso dell’arte degli ultimi anni.
Mai uguale a se stessa, l’Arte di questo Uomo è un
teatro cosmico, che affonda le sue
radici nelle religioni millenarie, nella storia e 
nella letteratura, in cui i personaggi,
perennemente in tensione, sono colti nell’attimo 
della Rivelazione, nel preciso istante
in cui una leggenda si fa verità. Del resto non a 
caso Giorgio Celli l’aveva definito un
“empirico eclettico” che seguiva l’emozione colta 
sul nascere, Giovanna Pascoli Piccinini
 aveva posto l’accento sui suoi “raptus” 
artistici e Lino Cavallari aveva messo a
fuoco la sua “dannazione della materia”.
Annullato il tempo sotto l’egida della velocità del
le sinapsi, assimilando l’arte al
pensiero, e reso insondabile lo Spazio, Nino Beghel
li giunge a confrontarsi con Formale
ed Informale, e persegue il raggiungimento di una 
forma che sembra sempre sfuggirgli.
 Ostaggio di un’insoddisfazione costante
dalle sue mani scaturiscono opere
profondamente meditate, ma imprigionate in un magma
di lava incandescente,
mutevole che le fa emergere nel loro significato più
 vivo ed eterno.